NON – MANGIARE: È IL MIO PENSIERO FISSO. ANORESSIA E BULIMIA: COME USCIRNE? CAUSE E SINTOMI

Forse c’è qualcosa che non va…

Vorresti chiudere gli occhi e non esserci più.

Devi agire, costi quel che costi, devi agire.

Fai 1000 addominali, corri fino a non avere più fiato, ti infili nel ghiaccio fino a congelare, bevi fino a perdere i sensi, o fai sesso con molti uomini che per te non sono importanti.

Ti fai male in ogni modo possibile.

Lo fai perché così non senti quel dolore dentro, che è peggio di qualsiasi altro dolore.

E’ la vita che fa paura e non la morte.

Un modo di agire, è controllare il cibo, come, quanto e quando entra ed esce dal tuo corpo.

La manipolazione del cibo e del corpo nelle sue forme estreme diventa DCA, Disturbo del Comportamento Alimentare (Anoressia e Bulimia).

A molte persone capita di trovarsi in questa situazione. Ma preferiscono non parlarne e nasconderlo fino a quando è possibile.

E’ molto importante, al di là del modo in cui si manifesta un disturbo alimentare (sintomi), anche tenere in considerazione:

• il significato che ha per te “mangiare” o “non mangiare”;
• il tuo desiderio di indipendenza e di dipendenza;
• il conflitto che c’è dentro di te, tra “quello che sei davvero” e “quello che vorresti essere”;
• il “valore”che dai a te stessa, non per quello che fai, ma per quello che sei.

Sono appena tornata a casa. Sono arrabbiata, o forse no…non capisco più nulla di me…

Ho freddo, è come se avessi le ossa di cristallo. Vado in camera e accendo la stufetta elettrica. Mi sdraio e sento il calore sui piedi congelati.

Alzo le gambe, faccio qualche addominale.

La casa è silenziosa, non c’è nessuno. Vado in cucina dove mamma mi ha lasciato il pranzo.

Il biglietto sul frigorifero dice: ‘ti ho preparato la tua preferita’.

Leggo, poi passo oltre. Non ho fame, perché dovrei mangiare?

Tiro fuori il piatto preparato con cura. Alzo la pellicola trasparente e sento quel terribile odore di cibo che si incolla addosso. Che schifo.

Mi sento già più grassa…il grasso lo sento, me lo sento addosso, tra le gambe, sulla pancia.

Con il piatto pieno vado in bagno, apro il water e rovescio dentro tutto quello che c’è nel piatto.

Soddisfatta guardo il cibo galleggiare prima di tirare l’acqua. Fatto.

Poi mi avvicino alla bilancia e con ansia salgo. Mi peso. Un etto in meno dall’ultima pesata di questa mattina! Mi sento…rassicurata, e forte.

Porto il piatto in cucina, e torno in camera. Mi avvolgo nel plaid e tiro fuori il libro; non riesco a studiare. Penso ad Anna, che mi ha raccontato di quando vomita. Anna è l’unica con cui parlo di queste cose, anche lei odia il cibo, e non vuole mangiare davanti agli altri. Ogni tanto lei cede, ma di nascosto. Le capita quando è sola, ma proprio tanto sola. Allora va a comprarsi un vassoio di pasticcini e se li mangia tutti. Poi si pente di quello che ha fatto, e allora vomita.

Ogni tanto penso che potrei farlo anche io…e ho tanta paura di cedere. Allora mi ripeto sempre con tutte le mie forze, che per essere certa di non rischiare, niente deve entrare nella mia bocca.

Non mangerò più nulla, ancora meno del nulla.

(La storia sopra raccontata è di pura invenzione. Ma si ispira ai casi che mi è capitato di seguire nel corso della mio lavoro.) 

Il desiderio di un corpo magro, il proposito di non mangiare perché a te non serve, e perché non hai fame, ed all’opposto, la voglia di cibo, il desiderio di soddisfare tutte le tue voglie, la voglia di mangiare tutto quello che vuoi,

Non credo siano gli unici motivi del tuo complicato rapporto con il cibo.

Credo ci siano altri motivi della situazione che stai vivendo. Te li racconto:

• Desideri controllare tutto. Controllare quello che mangi, ma anche quello che sei, e quello che pensano gli altri di te. Ma Hai capito che le persone, il mondo esterno non li puoi controllare, e allora hai deciso di chiuderli fuori dal tuo mondo. Questo ti da’ una sensazione di sicurezza, e di indipendenza da tutto e da tutti, perché ce la fai da sola e non hai bisogno di niente e di nessuno.

Quando non ce la fai più a raggere tutto questo, cedi e, ad esempio, mangi fino a scoppiare. Sei molto delusa da te stessa. Devi trovare un modo per rimediare e per espiare la tua colpa. Devi riprendere ad avere tutto sotto controllo.

• Sei in cerca della tua identità. Rispondere alla domanda “chi sono?” è difficile. E ‘ una delle cose più complicate che un essere umano affronta nel corso della vita.

Sei in conflitto fra ciò che sei e ciò che dovresti essere. In questi momenti possono giocare un grosso ruolo le aspettative esterne, familiari, amicali, sociali soprattutto se non coincidono con quello che sei tu davvero. Controllare il cibo ti aiuta in parte a realizzare i tuo “dover essere”: forte, determinata, autonoma.

• La fame di riconoscimento supera quella del cibo. Credo nella legittimità del desiderio di essere amati e riconosciuti per quello che si è e non per quello che si fa. Se diventa più importante quello che fai, puoi cadere nell’angoscia che se non soddisfi le aspettative di chi ti sta vicino, perderai il loro amore. Alla fine non sai più distinguere tra quello che vogliono gli altri e quello che vuoi tu.
• Hai paura, una paura che non finisce mai. Hai la certezza di essere di fronte ad un pericolo. Reale o immaginario poco importa. L’ansia ed il panico ti paralizzano. Hai paura di non essere all’altezza, hai paura di essere diversa da quello che pensano gli altri, hai paura degli altri. Hai paura di non essere amata.

Sono dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), e si trovano ai lati opposti di una linea immaginaria sulla quale viaggia chi, attraverso il cibo e la manipolazione del corpo, esprime il suo dolore.

L’anoressia nervosa, si manifesta attraverso il controllo assoluto dell’assunzione di cibo. Toglie tutto il cibo, tutti i bisogni,  tutto il pericolo di dipendere da qualcosa o da qualcuno. Stop alle relazioni! Più nessun contatto col mondo.

La bulimia nervosa, si caratterizza attraverso momenti di grande voracità, nei quali vengono assunte grandi quantità di cibo. Si mangia tutto, ma proprio tutto quello che c’è in casa. Serve per consolarti, per farti sentire che almeno su qualcosa decidi tu! Anche di esagerare! Senza limiti, senza ritegno. Cerchi di riempire il vuoto che senti dentro. Ma che non si riempie mai.

Capita che periodi di condotte anoressiche (astinenza dal cibo) si alternino ad episodi bulimici (grandi abbuffate), come su una montagna russa di dovere e desiderio.

In Italia, più di 3 milioni di persone soffrono di disturbi alimentari, e di queste, l’85% sono di sesso femminile, mentre l’80% è anche stato oggetto di abusi e/o maltrattamenti. Spesso l’esordio è in adolescenza, dove il corpo diventa teatro di un malessere che riguarda la mente e le relazioni.

Come si manifestano

• tendenza sempre maggiore a controllare l’assunzione di cibo: le quantità diminuiscono progressivamente, i gusti selettivi e alcuni alimenti sono completamente tolti dalla dieta;
• è possibile osservare un’attenzione costante rivolta al corpo, che viene continuamente pesato, misurato;
• l’ isolamento relazionale spesso gradualmente aumenta,
• aumenta l’attività fisica;
• in poco tempo il ciclo mestruale tende a sparire (amenorrea).

La sofferenza del corpo, ma ancor di più della mente, non trova le parole per esprimersi, nessuno che ascolta. Così si manifesta attraverso il cibo e il corpo.

Questo è un estremo e pericoloso percorso di auto-cura, che da’ soluzioni illusorie e onnipotenti (“non ho bisogno di nulla, ce la faccio da solo”)

Il controllo anoressico protegge, ferma il tempo – della crescita, del cambiamento.

La vita si congela, ma questo gelo ghiaccia tutto: le emozioni, le relazioni, l’amore.

Anche se congelata, puoi continuare a stare in piedi. Disposta a tutto pur di non lasciarti andare ai desideri, ai bisogni.  Ti chiudi nella tua isola deserta, che ti protegge, ma che ti ha reso prigioniera, senza nessun conforto.

L’abbuffata bulimica è il crollo di quel controllo idealizzato fino al suo estremo. È il bisogno che esplode, incontrollato, vorace. Ma poi, quando il cibo finisce, ti accorgi di non stare meglio, anzi al contrario stai peggio. Ti senti in colpa, ti penti, vorresti poter tornare indietro e l’unico modo è buttar fuori di nuovo tutto, vomitare per cercare di togliere la vergogna.

A volte si cade in trappola. Ad esempio quando si pensa  che autonomia coincida con l’essere indipendenti. Ma sai che non è così? Anzi per essere autonomi, occorre accettare che qualche volta si dipende dagli altri, perché abbiamo bisogno di loro in qualche modo.

Il problema arriva se questo bisogno è troppo grande, al punto da diventare completamente dipendenti dall’altra persona. Allora questo non va, perché entreresti in un’altra gabbia.

Forse si può trovare la giusta distanza dalle persone, quella distanza che ti permette di avere bisogno degli altri, ma non al punto di non poterne più fare a meno.

Questa potrebbe essere una buona occasione di sperimentare l’autonomia, ad esempio di  decidere di cosa hai bisogno e di cosa non hai bisogno.

Non avere bisogno di nulla è un’impresa impossibile.

• Recuperare fiducia.

recuperare un po’ di fiducia in se stessi è utile, perché altrimenti non ti potrai fidare di nessuno. Fidarsi è il primo passo per accettare di avere bisogno di qualcosa o di qualcuno. Il bisogno non è una colpa.

• Rispettarsi e prendersi cura di sé, almeno un po’.

Altrimenti è impossibile trovare il proprio posto nel mondo, e comprendere che il diritto di vivere questa vita è tuo dalla nascita, e non lo conquisti facendo per forza qualcosa di speciale.

• Liberarsi dalle aspettative.

Le aspettative tue e degli altri ingabbiano in un percorso tracciato rigidamente. E’ importante poter mettere in discussione questo sistema, non tanto per cambiarlo, ma piuttosto per capirlo. pensarti e vederti in un modo più sincero, ma non privo di amore.

• Soffrire e avere paura

Non è l’unica possibilità che hai. Non è facile pensare alle alternative, perché molte presuppongono la vicinanza di qualcuno. Incontrare uno psicologo può essere un nuovo modo di sperimentare la vicinanza con qualcuno che non giudica, non soffoca, non ha delle aspettative nei tuoi confronti. Semplicemente ti offre il foglio bianco su cui tracciare la tua storia.